Facebook

Da poche ore siamo anche su Facebook. Eravamo, in qualche modo, obbligati ad arrivarci. Essere in rete senza avere a che fare con i social network, sarebbe stata una anomalia. Appena pubblicati gli articoli del santalessandro appaiono anche in Facebook. In poche ore ci sono arrivate già diverse decine di “mi piace”. Abbiamo semplicemente “prolungato” lo spunto che ci aveva fatto iniziare, una ventina di giorni fa, la nostra piccola avventura: essere là dove oggi la gente si trova. Si trova, per modo di dire, certo, perché si tratta di un trovarsi virtuale, ma si trova. Vorremmo cioè, anche con questo, collocarci nei punti di incrocio delle parole che gli uomini e le donne di oggi si scambiano e usare gli stessi canali che usano per scambiarsele. Con Facebook, semmai, si riscopre la portata gratuita della parola: si parla per comunicare, si scrivono parole per conoscersi e per far conoscere quello che si pensa. Il linguaggio non serve solo per trasmettere grandi contenuti, ma anche, semplicemente, a tenere viva la comunicazione. Come quando chiediamo: Pronto? al telefono, o quando diciamo: mi segui? ci sei?, quando parliamo con un amico che ci appare non molto  interessato a quello che gli stiamo dicendo. In fondo si parla per parlare. Facebook, certo, non è solo quello, ma è anche e soprattutto quello.

Che cosa poi faremo in Facebook lo costruiremo a poco a poco. In una piazza del genere, prima bisogna esserci, poi ci si guarda intorno. Intanto, se gli amici che ci seguono vogliono incrociarci anche lì, lo possono fare. Ci impegniamo soltanto a prenderli sul serio e a interloquire con loro appena possibile. Ancora una volta, buona navigazione.

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