Le 21 donne dell’Assemblea costituente: “Il diritto di voto come atto di libertà e dignità, ieri come oggi”

Settantotto anni fa, il 2 giugno 1946, per la prima volta in massa anche le donne si recarono al voto, per dare forma al futuro del nostro Paese. Si votò per la Repubblica, ma anche per scegliere i membri dell’Assemblea costituente, che avrebbero dovuto scrivere la nostra Costituzione. 

Ventuno donne (1) ne fecero parte e il loro contributo alla Costituzione fu fondamentale. 

“…. Eravamo consapevoli che il voto alle donne costituiva una tappa fondamentale della grande rivoluzione italiana del dopoguerra. Avevamo finalmente potuto votare e far eleggere le donne. E non saremmo state più considerate solo casalinghe o lavoratrici senza voce ma fautrici a pieno titolo della nuova politica italiana”.

(Filomena Delli Castelli)

Valeria De Cubellis, Margherita Madeo e Serena Riglietti nel volume“Libere per Costituzione” (Salani 2024, Prefazione di Benedetta Tobagi, pp. 240, 13,90 euro), percorrono i sentieri delle vite delle 21 donne che hanno fatto l’Italia, come recita il sottotitolo del testo.

In queste pagine si raccontano le loro incredibili vite, come sono riuscite a nutrire i propri sogni e come hanno lottato per realizzarli. 

Donne che si sono incontrate sul terreno comune dell’affermazione dei diritti e dell’uguaglianza di tutti, senza alcuna discriminazione, restando unite e superando le diversità in vista di un obiettivo condiviso.

Ne parliamo con Valeria De Cubellis.

  • Italia 2 giugno 1946: una svolta epocale, giorno in cui le donne italiane si presero la Storia?

«Certamente, fu la ciliegina di una svolta che era stata costruita nel corso del tempo, alla quale furono determinanti gli anni della Resistenza. Dopo il Ventennio dominato dal regime fascista che aveva relegato la figura della donna come “angelo del focolare”, vista solo come madre, moglie, l’esperienza di lotta per la libertà fu fondamentale. Su un totale di 556 deputati furono elette 21 donne, madri costituenti, che hanno fatto sentire la loro voce al momento di redigere la Costituzione: 9 della Democrazia cristiana, 9 del Partito comunista, 2 del Partito socialista e 1 dell’Uomo qualunque. Battutesi tutte contro il fascismo, ecco perché per la maggior parte di loro fu determinante la partecipazione alla Resistenza. Importante anche la lotta per l’emancipazione femminile, per la rivendicazione dei diritti che finalmente dovevano appartenere a tutti i cittadini, non solo agli uomini, ma anche alle donne. Queste ultime volevano far parte di una società nuova e rifondarla insieme agli uomini. Dopo aver ricostruito questo tessuto forte di coesione femminile attraverso i gruppi di difesa della donna, che diventeranno UDI e poi CIF, il processo era irreversibile. Con il voto del 2 giugno del ‘46, le donne italiane iniziarono a ricostruire la società. Le donne risposero con grande entusiasmo e in massa, si presentarono alle urne in maggioranza rispetto agli uomini. L’emozione di ricevere la scheda elettorale come se fosse un biglietto d’amore. Andare a votare fu un diritto conquistato». 

  • La vita di ciascuna di queste donne ci insegna che la più grande forma di libertà, è la libertà di poter essere pienamente se stessi, per esprimere i propri talenti e la propria vocazione? 

«Libertà vuol dire anche potersi realizzare, significa poter scegliere, quindi bisogna conoscere. Per le madri costituenti furono importanti la cultura e i libri, la maggior parte di loro erano laureate (13), 3 erano diplomate. Adele Bei trascorse 8 anni in prigione divorando libri. Costruirsi vuol dire anche dotarsi di un buon bagaglio culturale per conoscere il passato e il presente per poter partecipare alla vita democratica del nostro Paese. Come fecero le madri costituenti». 

  • Le nostre protagoniste erano diverse tra loro, con gradi diversi di impegno e tenendo presenti le posizioni dei rispettivi partiti. Ce ne vuole parlare? 

Erano diversissime tra loro, però non sono mai state divise dalle differenze. Quando sono arrivate all’Assemblea costituente, hanno capito che avevano la grande opportunità di battersi per i diritti delle donne. Questa lotta era la loro luce guida». 

  • L’emancipazione, il riconoscimento della propria identità, il diritto al voto e all’istruzione. Sono questi i temi attraverso i quali nella Roma del ‘46, Delia, protagonista del film “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi all’esordio come regista, prende coscienza di sé stessa. Che cosa ne pensa? 

«Il film mette in luce la vita di una donna di quel tempo, non molto diversa dalla vita di una donna di oggi. Delia sa che deve lottare per migliorare la sua esistenza, anche perché non può pensare di consegnare a sua figlia una vita nella quale lei si ritrovi nella stessa situazione. Ecco perché Delia, cascasse il mondo, deve andare a votare. Solo dopo aver votato, Delia riesce a guardare in faccia il marito con una grande dignità e forza negli occhi. È quello stesso senso di rivalsa che le nostre nonne allora hanno provato».

  • Le elezioni europee sono alle porte, come combattere l’astensionismo, cioè il partito del non voto? 

«Si combatte recuperando la responsabilità di essere cittadini. Non dimentichiamo da dove veniamo. Oggi abbiamo la possibilità di esprimere il nostro diritto di voto, che ci è stato consegnato da degli uomini e donne che hanno versato sangue per darci questo diritto. Bisognerebbe recuperare un pezzo di Storia per capire bene questo. La Repubblica siamo noi. La Costituzione italiana la facciamo noi. Garantire i diritti di tutti vuol dire seguire le regole, prendersi la responsabilità dei propri doveri. Leggere, informarsi, studiare, per capire da dove veniamo e dove vogliamo andare».

(1) Adele Bei, Bianca Bianchi, Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Maria De Unterrichter Jervolino, Filomena Delli Castelli, Maria Federici Agamben, Nadia Gallico Spano, Angela Gotelli, Angela Guidi Cingolani, Nilde Iotti, Teresa Mattei, Angelina Merlin, Angiola Minella Molinari, Rita Montagnana, Maria Nicotra Verzotto, Teresa Noce, Ottavia Penna Buscemi, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi e Vittoria Titomanlio.