Ogni voto conta: partecipare per cambiare il futuro e far crescere il senso di comunità

The opening of a polling station for voting to elect the president of the Lombardy region, Como, 12 February 2023. ANSA / MATTEO BAZZI (urne, voto, schede, elezioni amministrative, generiche)

Mancano ormai pochi giorni al voto. In Italia e in tutti i paesi dell’Europa si eleggono i rappresentanti del parlamento, e nella nostra provincia si va al voto per 164 nuove amministrazioni comunali. 

Lo sappiamo tutti, ma crediamo che sia assolutamente urgente continuare a ripeterlo visto il rischio concreto che il voto non sia più un esercizio di democrazia diffuso tra i più. Sono andato a rileggermi varie volte in questi mesi l’articolo 48 della nostra costituzione che dice: “sono elettori tutti cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale ed è uguale, libero e segreto. Il suo esercizio dovere civico”.

Ritengo un grande valore da non dare per scontato il fatto che davvero l’ammissione al voto sia un grande esercizio di democrazia a partire dal fatto che la possibilità di votare è indipendente da condizioni economiche, culturali o legate al sesso; che ogni voto ha la  stessa importanza e che non può essere esercitato a seguito di pressioni esterne o percezioni; che è libero e non obbligatorio e non perché vada lasciato agli umori o alle considerazioni del momento, ma perché costituendo un dovere civico presuppone a monte una scelta importante di partecipazione, e non è la stessa cosa, ma anzi cambia di molto, scegliere di non esercitare questo dovere.

Tutte cose da non dare per scontate e che vengono da una storia che non possiamo cancellare facilmente a partire da malumori, disaffezioni o peggio ancora disinteresse. Il cammino per arrivare al suffragio universale è stato molto lungo a partire da quel 27 gennaio del 1861 dive si votò in occasione della prima legislatura del regno d’Italia.

Ci sarebbero da raccontare tanti personaggi e altrettanti passaggi che hanno accompagnato questo cammino. Su tutti mi piace ricordare che il diritto di voto per le donne, che oggi appare quanto mai scontato, fu conquistato solo nel 1945 e venne esercitato per la prima volta nel 1946, in occasione delle elezioni amministrative e poi nel referendum per la scelta tra monarchia e repubblica del 2 giugno.

La possibilità di essere elette fu stabilita in un decreto del 10 marzo dello stesso anno. Allora al referendum parteciparono l’89% degli aventi diritto. Anche nei decenni successivi l’affluenza al voto resto sempre molto alta. Lo stesso parlamento europeo fu eletto nel 1979 con l’affluenza alle urne dell’85,6%. 10 anni fa, alle politiche del 2013 la percentuale dei votanti fu superiore al 75%, mentre nell’ultima tornata del 2022 diminuì al 63%.

Anche se i numeri lasciano il tempo che trovano, la costatazione di una continua diminuzione dei voranti è un triste fenomeno che ha caratterizzato gli ultimi 15 anni raggiungendo un contrinuo susseguirsi di record in negativo. In generale è possibile affermare che mediamente alle ultime tornate elettorali si è recata alle urne una persona su due tra le aventi diritto.

Pensando alle politiche del 2022 è possibile sostenere che proprio a causa dell’astensione, il governo in carica è stato scelto soltanto da circa il 25% degli elettori. Si tratta dunque di un grave problema per la democrazia, e non bisogna essere degli statisti per capire che il fenomeno dell’astensionismo è fisiologico che a tanti paiono inarrestabili.

Le ragioni di questo disincanto sono molteplici: si avverte che il proprio voto sembra avere poca rilevanza o non essere considerato affatto; c’è una profonda disarmonia tra l’elettorato e la classe politica, e si è persa il senso di appartenenza ideologica a un partito. Inoltre, persiste una percezione di distacco tra i cittadini e coloro che dovrebbero rappresentarli.

La restituzione politica e i rappresentanti dei partiti non godono di grande fiducia. Questo può essere attribuito anche alla personalizzazione eccessiva della politica, che oggi si concentra molto sui leader.

Tant’ è vero che molti partiti hanno ormai incluso il nome del loro esponente di punta accanto alla propria denominazione e simbolo.  A tutto questo forse va aggiunta anche un’altra interpretazione: un’affermazione di dissenso, di protesta che vede nell’astensione un modo per mandare alla politica il segnale della necessità di una sua profonda trasformazione.

Certamente un grande antidoto ai problemi della democrazia e alla tendenza attuale, resti l’assunzione di responsabilità personale attraversola partecipazione attiva. Pur non potendo intervenire su tutti i problemi esistenti, possiamo agire su noi stessi e, insieme agli altri, fare la differenza.

Si tratta di riscoprire ancora e sempre il valore dell’essere comunità: contribuire tutti insieme per il bene comune; non vederci come una mera somma di individui concentrati sui propri interessi, ma come membri di una società che sanno riconoscere e valorizzare uno dei pilastri della democrazia: la fraternità, che si affianca alla libertà e all’uguaglianza.

Partecipare significa riconoscere che se non contribuisco io, nessun altro lo farà al mio posto. Non posso affidare ad altri la gestione della mia vita e di ciò che per me è un valore. Non votare equivale a lasciare che altri decidano per me, influenzando la mia esistenza, quella dei miei cari, della mia comunità, della mia nazione e del mio popolo. Votare, quindi, significa riconoscere il valore inestimabile della democrazia e non darla mai per scontata.

Certo riconosciamo che questo sistema ha tanti limiti, ma continua ad essere per noi il miglior sistema possibile, un sistema prezioso ed essenziale che garantisce il diritto di partecipare alla formazione del nostro futuro come collettività. Il diritto di voto è una delle componenti essenziali ma votare non basta, ed è necessario farlo in modo responsabile, informandosi, costruendosi opinioni, scegliendo con cognizione di causa, valutando l’operato di partiti e politici per esercitare poi consapevolmente le proprie scelte.

È necessario far crescere in ogni ambiente, compresi quelli delle nostre comunità cristiane, delle nostre associazioni, delle nostre amministrazioni locali, spazi di condivisione confronto e pensiero sui temi che ci stanno a cuore.

Nell’ambito del lavoro svolto dalle nostre comunità ecclesiali territoriali, e in quei contesti di vita che definiamo ‘terre esistenziali’, abbiamo deciso di offrire alle nostre comunità due documenti fondamentali per prepararsi al voto. Il primo documento affronta tematiche importanti da considerare nella riflessione personale e collettiva in vista delle prossime elezioni amministrative ed europee.

Il secondo serve come strumento per facilitare l’approccio alla lettura e comprensione dei programmi proposti dei principali partiti politici. (https://diocesibg.it/riflessioni-e-proposte-in-vista-delle-prossime-elezioni-amministrative-ed-europee/).

La nostra intenzione non è quella di essere invadenti o di sostituirci alle competenze di altre istituzioni, associazioni e politici. Non vogliamo influenzare indebitamente la coscienza critica o la libertà di voto di nessuno. Il nostro obiettivo è di sottolineare l’importanza che ciascuno, insieme alle nostre comunità ecclesiali, faccia la propria parte in questo momento storico delicato e decisivo a partire dall’esercizio del voto. Lo affermiamo con convinzione: il futuro dipende anche dalla nostra capacità di votare in modo informato e responsabile.