“Il mondo nel cuore” e “Finimondo”: esperienze brevi di missione per scoprire realtà e culture diverse

Mettersi a servizio degli altri, affiancare i missionari nella loro opera quotidiana, aprire gli occhi e il cuore per scoprire il mondo senza pregiudizi, pronti ad accogliere le differenze e a farne tesoro: sono importanti e ambiziosi gli obiettivi delle “esperienze missionarie brevi”.

Sono percorsi speciali, che lasciano il segno, promossi dal Centro missionario diocesano (Cmd), che fra i suoi diversi impegni a servizio delle missioni propone le iniziative “Il mondo nel cuore” rivolta agli adulti e “Finimondo” per i giovani, come occasioni di conoscenza e sensibilizzazione, “per diffondere maggiore consapevolezza su temi legati alla missione e alla cooperazione e ad aprire lo sguardo sul mondo, anche come aiuto a comprendere meglio se stessi e il proprio ruolo nelle comunità di appartenenza” come osserva don Massimo Rizzi, direttore del Cmd.

“La proposta rivolta agli adulti “Il mondo nel cuore” prosegue lungo tutto l’anno: “Gli incontri – dice don Massimo Rizzi – si svolgono a cadenza mensile da novembre a maggio”. Per “Finimondo” con i giovani il percorso si concentra da fine gennaio fino a maggio. Nei giorni scorsi adulti e giovani che hanno aderito a questa iniziativa del Cmd e quelli che partecipano ad analoghi progetti di Young Caritas, in partenza nei prossimi mesi, hanno ricevuto il mandato dal vescovo Francesco Beschi nell’ex abbazia di San Paolo d’Argon. 

Nel periodo della formazione ci sono sempre alcuni appuntamenti “fuori calendario”: “In genere – continua don Massimo – partiamo per una giornata. Siamo andati per esempio a fare una gita sociale in montagna dove abbiamo incontrato un gruppo di giovani che segue un rifugio in Alben e devolve il ricavato alle missioni”.

Il percorso di formazione sia per i giovani sia per gli adulti prevede un’introduzione ai temi della mondialità e della missione e qualche accenno agli aspetti di crescita personale e alle motivazioni, utile sia a chi parte per un periodo più breve sia per tempi lunghi.

“C’è anche un approfondimento – aggiunge don Massimo – dedicato alla dimensione della comunicazione della missione e di temi legati alla società contemporanea. Cerchiamo di offrire alcune indicazioni su come informarsi in missione e come comunicare in modo efficace l’esperienza che si sta facendo”. Non è detto che metodi e strumenti siano quelli a cui siamo abituati: “Per alcuni il cellulare diventa un ostacolo, una distrazione rispetto alle altre situazioni e persone che si incontrano “in tempo reale”, perciò decidono di non utilizzarlo”.

Elemento importante è la coesione di gruppo fra persone che partono insieme: “I legami che si creano – sottolinea Franca Parolini, vice direttrice Cmd, fanno la differenza. Molti dopo aver seguito il percorso una volta, poi desiderano ripeterlo”. 

Importante anche la “restituzione”, cioè il racconto dei viaggi: “Ogni anno – continua Franca – si svolge un incontro per raccontare ciò che si è vissuto. Per il Cmd è un modo per mantenere un legame con le persone partite per esperienze brevi di missione. Chi vuole, poi, è invitato a offrire la sua testimonianza durante l’ottobre missionario”.

Per poter rispondere rapidamente a stimoli e situazioni in continua trasformazione è necessario avere strumenti adeguati: “Uno degli obiettivi più importanti – chiarisce Franca – è fornire strumenti personali adatti per incontrare una cultura diversa nel modo più libero possibile, senza pregiudizi, per non trovarsi imprigionati da luoghi comuni. L’esperienza di missione non è solo il viaggio, ma anche il percorso di preparazione”.

C’è anche chi frequenta il corso ma alla fine non parte: “C’è chi viene agli incontri – sottolinea Franca – perché è interessato ai temi che affrontiamo -, anche se non è realmente intenzionato a partire. In questo caso il corso può diventare un’opportunità importante di riscoperta della fede”.

L’aspetto della preghiera e della riflessione sulla fede ha una parte importante,  dichiarata fin dall’inizio: “Chiediamo – dice don Massimo – la disponibilità a mettersi in gioco sotto questo aspetto. Facciamo in via preliminare alcuni incontri personali sull’orientamento e le motivazioni, anche per capire quale sia la proposta di destinazione più adatta per ognuno”.

Le destinazione ha sempre un legame con la nostra diocesi, allo stesso tempo però allarga il raggio d’azione per creare connessioni con realtà diverse. 

“A volte partono gruppi numerosi – osserva don Massimo -, provenienti per esempio dagli oratori diocesani, quest’anno sono tre: Osio, Chiuduno e Oratorio dell’Immacolata, in città. Non accettiamo minorenni perché le mete sono fuori dall’Europa, e ci sono tanti aspetti pratici da considerare. Quest’anno anche i seminaristi sono in partenza per un’esperienza di missione: andranno in Cambogia, in una missione del Pime in cui c’è anche una religiosa bergamasca”.

Quella delle esperienze brevi di missione non è un’esperienza nuova ma si è consolidata nel tempo: “Esiste da una ventina d’anni – commenta Franca – e recentemente i numeri sono cresciuti”.

Nel 2024 partiranno un centinaio di giovani e una decina di adulti: “Il corso si è svolto in sei sabati pomeriggio dalle 17 alle 21 – ricorda don Massimo -, poi ci sono un weekend residenziale in Seminario, la consegna del mandato durante una celebrazione con il vescovo. A settembre, dopo i viaggi, ci si ritrova tutti insieme per ragionare sulle possibili modalità di racconto”. 

Una decina di giovani che hanno vissuto le esperienze di missione hanno formato una specie di “commissione” che fa da tutor nella formazione dei coetanei in partenza e si impegna attivamente nell’organizzazione. “C’è un bel clima di fraternità e amicizia quando ci vediamo tutti insieme – sottolinea Franca – , e alcuni legami proseguono”.

Dal punto di vista contenutistico i percorsi sono affini, i contenuti sono analoghi ma vengono trattati in modo diverso. 

C’è una collaborazione di rete con altre realtà diocesane, per esempio l’Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro, l’Università, scrittori e giornalisti: anche questo è un modo per aprire gli orizzonti e abbracciare il mondo.