Il Papa e l’intelligenza artificiale. Suor Chiara: “Il bello di essere umani sta nella capacità di amare”

Buongiorno suor Chiara,

che cosa pensa dell’intervento di Papa Francesco al G7? Secondo me è stata una presenza coraggiosa. Trovo il tema dell’intelligenza artificiale e del suo uso “etico” molto interessante e opportuno, ci spinge a riflettere fra l’altro su cosa significhi essere umani. Che ne pensa?

Michela

Cara Michela, anch’io credo che la presenza di papa Francesco al G7 sia stata molto coraggiosa; il discorso che ha pronunciato ai grandi della terra è stato molto ricco. 

Di IA ormai si sente parlare spesso: nelle conversazioni, nelle trasmissioni televisive, sui giornali, ecc; questo “mondo” del tutto nuovo ci preoccupa ma nel contempo ci incuriosisce e, a tratti, ci affascina.

Così ci troviamo ad assistere, ora un poco spaventati, ora affascinati e incuriositi, alle nuove opportunità di vita che dischiude davanti a noi, con le quali cominciamo a familiarizzare.

Alcuni “assaggi” già li stiamo sperimentando, anche se con azione limitata, attraverso i mezzi digitali che sono già entrati nella nostra quotidianità. 

Assistiamo, un poco smarriti al mutare del nostro stile di vita, del modo di lavorare, cercare, relazionarci, ecc. Al G7 papa Francesco ha affermato: “Ed è ora lecito ipotizzare che uso dell’IA influenzerà sempre di più il nostro modo di vivere, le nostre relazioni sociali e nel futuro persino la maniera in cui concepiamo la nostra identità di esseri umani”.

Il pericolo, infatti che l’IA degeneri e diventi nemico dell’uomo è più che reale. Non dimentichiamo che l’IA è uno strumento ambivalente e che il suo utilizzo “contribuirà alla creazione di un nuovo sistema sociale caratterizzato da complesse trasformazioni epocali. Ad esempio, l’intelligenza artificiale potrebbe permettere una democratizzazione dell’accesso al sapere, il progresso esponenziale della ricerca scientifica, la possibilità di delegare alle macchine i lavori usuranti; ma, al tempo stesso, essa potrebbe portare con sé una più grande ingiustizia fra nazioni avanzate e nazioni in via di sviluppo, fra ceti sociali dominanti e ceti sociali oppressi, mettendo così in pericolo la possibilità di una “cultura dell’incontro” a vantaggio di una “cultura dello scarto” (ib). 

Come sia avvenuto tutto questo e come l’uomo sia stato capace di scoprire “mondi nuovi”, impressiona e muove alla riflessione: “Saremo ancora umani?” era scritto a caratteri cubitali sulla testata di una rivista. Da questo interrogativo è necessario che ci lasciamo provocare, perché maggiore sia la nostra consapevolezza in proposito. È, infatti, lecito chiederci fin dove sia possibile avanzare nella ricerca e nelle sperimentazioni e dove si trovi quella linea di demarcazione oltre la quale non è possibile giungere, pena la disumanizzazione. È questo il senso dell’etica che dovrebbe guidare e governare ogni ricerca. Non è possibile fare tutto e sempre.

Il libro della Genesi ce lo ricorda: “L’Eterno Iddio prese dunque l’uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo lavorasse e lo custodisse. E l’Eterno Iddio diede all’uomo questo comandamento: «Mangia pure liberamente del frutto di ogni albero del giardino; ma del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché, nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai” (Gen. 2,15-17).

Cara Michela, cosa significa, allora, essere persone umane? Qual è il “bello” di essere creature umane” se non l’essere capaci di amare (o almeno) tentare, di emozionarsi, di godere del bello, e, perché no, anche di soffrire; di interrogarci e decidere, di svegliarsi al mattino e disporci ad accogliere la vita così come accade, dando tutto noi stessi perché il mondo diventi più bello; di appassionarci alla vita con le sue contraddizioni e impegnarci sino alla fine per realizzare un ideale che ci ha conquistato, disponibili anche a morire per questo; di fare, giorno dopo giorno, la nostra parte e farla al meglio, sbagliando, cadendo e rialzandoci per ricominciare a costruire; stancarsi, sudare, e ogni volta, riprendere nel segno della speranza? 

Questo e ancora molto, molto di più!

Ti auguro di scoprirlo e di gustarlo sempre più.