Il Cre come esperienza di responsabilità educativa della comunità

L’estate è un tempo fecondo: i ritmi rallentano, si dà spazio a nuove esperienze e bambini, ragazzi e adolescenti passano in oratorio giornate intere. Tra un tuffo in piscina, una corsa a perdifiato per acciuffare la bandierina, una spennellata per abbellire l’ingresso dell’oratorio, gli occhioni dolci per ottenere il bis di ghiacciolo, le partite sotto il sole e il canto della preghiera che raggiunge anche chi è di passaggio, ciò che vivono i più giovani è una vera e propria esperienza aggregativa ed educativa dal valore inestimabile. Il Cre è tutto questo, ma è anche molto di più.

Estate dopo estate, si prende sempre più consapevolezza di come questa sia un’azione di comunità. L’esperienza in essere coinvolge tutti, dal più piccolo al “più cresciuto” della comunità, in maniera attiva: dalla partecipazione al servizio fino al racconto, non c’è nessuno che non possa sentirsi raggiunto. E il suo valore non si ferma qui, alla fase più operativa, ma guardando al Cre con uno sguardo più ampio è possibile rileggerla come un’esperienza di responsabilità come evidenzia don Gabriele Bonzi, direttore UPEE. “Dietro ogni Cre c’è una comunità che si assume la responsabilità delle giovani generazioni prendendosene cura. L’estate ci interpella con forza e non possiamo sottrarci a questa chiamata di cura”.

Anche se l’estate è una stagione associata a un tempo di vacanza, dal latino vacans, participio presente di vacare “essere vuoto, libero”, per gli oratori questa è un’occasione di pienezza. Ancora una volta, chi sceglie di spendersi per i più piccoli si assume la responsabilità di un tempo “vuoto” per arricchirlo di esperienze che continuino ad accompagnare bambini, preadolescenti, adolescenti e giovani “perché la loro crescita non conosce vacanza”.

“I nostri ragazzi -prosegue don Gabriele- continuano a crescere anche d’estate ed è qui che entra in gioco la nostra responsabilità educativa”. Il Cre è un’occasione di crescita per tutti e in particolar modo per gli adolescenti. Vestendo la maglietta dell’animatore, si prendono l’impegno di pensare un Cre capace di divertire, coinvolgere e far riflettere i più piccoli come di prendersi cura di ciò che di più prezioso le famiglie hanno e che affidano alla comunità.

“La responsabilizzazione che sperimentano e vivono gli adolescenti lungo l’estate nasce dalla fiducia che la comunità riserva nei loro confronti. È una fiducia che non li lascia soli, ma che viene coltivata standogli accanto e prendendosi cura anche di loro. Questa si trasforma in responsabilità attraverso due attenzioni: la cura di chi gli viene affidato e la cura nei confronti della proposta. Gli adolescenti sono il cuore pulsante del Cre e senza di loro questa proposta non sarebbe possibile. È grazie al loro tempo, al loro desiderio di mettersi in gioco e alle loro energie spese al favore del prossimo che ogni estate la comunità ha la possibilità di agire la propria cura”.

Cura, educazione e fiducia: questi gli ingredienti fondamentali per un’azione di comunità che permettere di continuare a camminare spalla a spalla delle giovani generazioni anche lungo l’estate. Il Cre nasce dall’incontro di un bisogno e di un desiderio. Da un lato si avverte l’esigenza di offrire un’opportunità di socialità ai più giovani e un servizio di accudimento dei figli per le famiglie, dall’altro c’è un desiderio che corrisponde alla crescita umana e cristiana delle giovani generazioni. Queste ultime sono il soggetto speciale della cura educativa della Chiesa ed esperienze come questa sono la forma concreta ed efficace di quel sogno di educare alla vita buona del Vangelo che anima ogni proposta pastorale. Da un incontro del genere non può che nascere qualcosa di meraviglioso di cui assumersi la responsabilità come comunità.