In punta di spillo: in un Paese in cui vince l’astensione, tutti i partiti perdono

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Elezioni comunali inizia lo spoglio alla scuola Bonanno Mantegna, 13 Giugno 2020 2 Palermo. ANSA / IGOR PETYX

L’astensionismo dilagante, che per la prima volta alle Europee dell’8/9 Giugno scorso ha portato sotto al 50% il tasso di partecipazione a un’elezione nazionale, prosciuga il consenso di quasi tutti i partiti e restituisce l’immagine di uno scenario politico dominato dalla competizione di fazioni sempre più polarizzate, ma anche sempre più ristrette.

Nell’euforia di vincitori e vinti (dove mai si trovano i vinti nei commenti dei partiti alle elezioni??) accompagnata dai titoli a cinque colonne sui quotidiani, ci si è letteralmente dimenticati di alcune semplici verità.

Cerchiamo di riassumerle in breve:

  • Un italiano su due non è andato a votare pur avendone il diritto/dovere.

Circa 26 milioni di italiani si sono assentati dall’esprimere il loro voto.

Se questo non appare grave e un dato sul quale interrogarsi e porre rimedio, credo ci stiamo avviando verso “un’implosione” del sistema …

Tante sono le ragioni che portano i cittadini a non recarsi alle urne e a volte con motivazioni molto personali e diverse, ma è una situazione che non può continuare. 

Conta poco dire come fanno alcuni: ”se se ne fregano sono affari loro, vuol dire che si affidano ad altri che decidono per loro”

Proprio questa affermazione ci indica la gravità della situazione in quanto a breve, accettando questo principio, se andranno a votare 100 persone su 1.000 e 60 votassero per l’uno e 40 per l’altro, avremo comunque percentuali altissime, ma l’eletto Sindaco o parlamentare o consigliere regionale …di chi sarà rappresentativo?? sicuramente dei 60 che lo hanno votato, ma non certo della cittadinanza e della popolazione tutta (1.000).

  • Nelle elezioni europee 2024 ci si è letteralmente dimenticati dei programmi.

In passato è vero che i partiti stilavano programmi copia e incolla di centinaia di pagine che poi nessuno leggeva e i giornali riportavano solo le curiosità più significative; tra l’esagerazione in eccesso di scritti e il quasi nulla nella discussione sui programmi, le proposte, le soluzioni, c’è una grande differenza.

  • Per non parlare dei candidati “fasulli” che servono solo per attirare il consenso, ma poi in Europa andranno altri, pressochè sconosciuti o raccomandati. Questa tradizione elettorale è, tra l’altro, tipica italiana perché in altri Paesi non esiste questo fenomeno.

Altro dato curioso è il proliferare dei soprannomi, del “detto”, dei diminutivi. Non serve il nome e cognome, ma per essere eletti e votati in Italia bastano diminutivi  … abbiamo assistito quindi al proliferare sulle schede di diminutivi pittoreschi come Capitano, Ultimo, o Tamajo detto Di Maio, Giuseppina detta Pina, Piergiacomo detto Piga, Francesca detta Fra, Susanna detta Susy, Cecchi detto Pavone …

  • Altro dato di cui ci si è scordati  è che quasi tutti i partiti hanno perso voti.

Si, perché è una banale legge della statistica: abbassando il numero dei votanti possono aumentare le percentuali, ma diminuiscono i voti assoluti.

Così Fratelli d’Italia ha perso dalle politiche circa 600.000 voti e così il 26% delle politiche è diventato il 28,8%. delle Europee. Forza Italia perde circa 300.000 voti e la Lega ne lascia sul terreno circa 350.000. 

In realtà solo il Partito Democratico e Alleanza Verdi Sinistra hanno aumentato i voti rispetto alle ultime politiche. I risultati del 2022  erano già ai minimi degli ultimi anni, fare peggio sarebbe stato difficile.

  • La disaffezione e l’indifferenza rispetto alla politica e alla gestione del bene comune,

sono già stati sottolineati anche dai nostri Vescovi in tantissime occasioni, non ultima la lettera scritta all’Europa dove ricordano che:                   

“L’assenteismo ha l’effetto di accrescere la sfiducia, la diffidenza degli uni nei confronti degli altri, la perdita della possibilità di dare il proprio contributo alla vita sociale, e quindi la rinuncia ad avere capacità e titolo per rendere migliore lo stare insieme nell’Unione Europea”.

Il distacco dalla politica si vede chiaramente anche in provincia di Bergamo dove in ben 47 comuni è stato presentato un solo candidato e quindi il confronto è stato solo sul quorum e non sulle persone. E anche nei comuni maggiori dove vi erano più candidati il loro numero è sceso da 4 a 2 o da cinque a tre rispetto a precedenti competizioni.

In questo contesto, diventa ancora più evidente che la politica è “affare di pochi” che crescono, maturano, vivono di questo mondo e diventano esperti di preferenze, alleanze, liste civetta ecc.

Nel frattempo la cittadinanza si estranea dal dedicarsi alla Città e al Paese.

Siamo al capezzale quindi di una democrazia molto malata ma resiliente, alla quale serve nuovo slancio, nuove regole, nuove energie per non favorire una deriva dagli esiti incerti.

Due piccoli segnali di speranza sono la presenza comunque dei giovani che candidati ed eletti tentano di dedicarsi al bene comune con metodi che non siano quelli del passato. Il secondo, la presenza nelle liste di esponenti della società civile, che, partendo dalla propria esperienza cercano di portare acqua nuova in un lago dallo scarso riciclo.