Dipendenze: attenzione alla cannabis, mai sottovalutarla

Dopo tanti anni di esperienza con i tossicodipendenti e mentre si parla con sempre più insistenza di legalizzazione, non riusciamo proprio a classificare alcune droghe come “leggere”. Uno sbaglio, ormai diffuso, consiste nel classificare come leggere le sostanze con le quali si può convivere. Non va tuttavia dimenticato come l’uso della cannabis sia il consolidato “rito” iniziale per passare alle altre sostanze “pesanti”.

Le schede che compiliamo ai nostri centri d’ascolto, quando i ragazzi vengono per chiedere la comunità, ci danno questo dato chiaro e preciso: più dell’85% dei ragazzi dipendenti da droga ha iniziato con gli “spinelli”. È ormai più che certo, oggi, che la cannabis è diventata la droga d’inizio. L’uso precoce di cannabis può infatti avere un ruolo importante nella sensibilizzazione cerebrale verso la ricerca e la sperimentazione di sostanze stupefacenti a più alto rendimento farmacologico.

In molte persone, non in tutte, l’uso precoce può indurre un comportamento di ulteriore sperimentazione evolutiva di droghe. Chi usa cannabis corre un rischio 60 volte maggiore di passare ad altre sostanze illecite.
Un aspetto importante è l’uso di una sostanza stupefacente all’interno della cultura giovanile. Il periodo dell’adolescenza è difficile. Affermare che gli adolescenti, proprio per la loro esigenza di sperimentazione evolutiva e verifica dei propri limiti, sono tentati dall’uso di sostanze cannabiche è davvero una pazzia scientifica. È estremamente pericoloso favorire nel giovane l’uso di sostanze disibinitorie per permettergli un inserimento adeguato nel gruppo dei pari. Una mente alterata non comunica con gli altri, ma soltanto riesce a fondersi nel gruppo perdendo completamente l’autonomia, l’identità.

Qualcuno poi ha sostenuto che l’uso di marijuana e hashish facilita un concetto positivo di sé. Dunque, tutte le persone, per evolvere e prendere coscienza del proprio io, dovrebbero conoscere l’impiego di cannabinoidi? Si cerca, inoltre, di
sostenere che il consumo di cannabis abbia assunto, nella cultura giovanile, gli stessi significati psicosociali che erano associati all’alcool nelle generazioni precedenti. Sono affermazioni pericolose, contro le quali val la pena sintetizzare i rischi della cannabis.

Cominciamo col dire che pochissimi sperimentatori di cannabinoidi restano tali: solitamente si diventa consumatori abituali, incapaci di investire le energie nelle relazioni sociali, nella scuola, nel lavoro e legati a reazioni impulsive, perennemente insoddisfatti della realtà e in cerca di “altro”.
L’esposizione al Thc (principio attivo), nella fase dell’adolescenza è stata associata a deficit cognitivi a lungo termine. Gli studi riportano deficit dell’attenzione sostenuta, nell’apprendimento, nella memoria, nella flessibilità mentale. Altre ricerche che confermano alterazioni nella capacità dei neuroni di svilupparsi in maniera appropriata, con il risultato che il cervello da adulto risulta più vulnerabile ed esposto all’insorgere di disturbi mentali.
Il fumo di cannabis altera poi la composizione genetica del DNA, aumentando il rischio di cancro: quattro spinelli equivalgono a 20 sigarette.
Facciamo nostre le parole del Dipartimento Nazionale delle Dipendenze: “… gli effetti negativi della cannabis e dei suoi derivati sulla salute sono molteplici e tutt’altro che sottovalutabili. La letteratura scientifica, a questo proposito, non lascia dubbi. Nessun’altra sostanza al mondo con queste caratteristiche così ben documentate da studi autorevoli, verrebbe classificata come “leggera”.

Info:

Centro di ascolto e auto-aiuto PROMOZIONE UMANA di don Chino Pezzoli

Via Donatori di Sangue 13, Fiorano al Serio

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