La memoria di Gioacchino e Anna, i nonni di Gesù. Suor Chiara: “Gli anziani come dono”

Buongiorno suor Chiara, ho letto che Papa Francesco ha istituito la Giornata mondiale dei nonni e degli anziani alla fine di luglio, in coincidenza con la festa di Gioacchino e Anna, nonni di Gesù. Sono figure di cui non ho mai sentito parlare, come saperne di più?
Mario

Caro Mario, di Gioacchino e Anna non vi è alcuna traccia nei Vangeli canonici. Le notizie ci arrivano grazie al Protovangelo di S. Giacomo, vangelo apocrifo del II secolo. In esso si narra che Gioacchino, sposo di Anna, era un uomo pio e molto ricco e abitava vicino a Gerusalemme, nei pressi della fonte Piscina Probatica. Mentre stava portando le sue abbondanti offerte al Tempio, come faceva ogni anno, il gran sacerdote Ruben lo fermò dicendogli: “Tu non hai il diritto di farlo per primo, perché non hai generato prole”.

Secondo la tradizione ebraica, la sterilità fra coniugi non poteva che essere interpretata come maledizione divina. Eppure, Gioacchino, per l’amore che portava alla sua sposa, aveva deciso di non unirsi ad altra donna per avere un figlio. Si recò presso l’archivio delle Dodici Tribù d’Israele: Gioacchino voleva comprendere se l’interpretazione del sacerdote Ruben fosse o no, veritiera.

Con profondo rammarico dovette riscontrare che tutti gli uomini pii ed osservanti avevano avuto figli. Non ebbe il coraggio di tornare a casa. Si ritirò in una sua terra di montagna e per quaranta giorni e quaranta notti supplicò l’aiuto di Dio fra lacrime, preghiere e digiuni. Anche Anna soffriva per questa sterilità e ora a tale sofferenza se ne aggiungeva un’altra: la sparizione del marito.

Cominciò per Anna un lungo periodo di preghiera, fino a quando le apparve un angelo che le annunciò: “Anna, Anna, il Signore ha ascoltato la tua preghiera e tu concepirai e partorirai e si parlerà della tua prole in tutto il mondo”. Così avvenne e dopo alcuni mesi Anna partorì. 

Al capitolo quinto, si legge: “Nel nono mese Anna partorì e domandò alla levatrice: “Che cosa ho partorito?”. Questa rispose: “Una bambina”. “In questo giorno”, disse Anna, “è stata magnificata l’anima mia”, e pose la bambina a giacere. Quando furono compiuti i giorni, Anna si purificò, diede poi il seno alla bambina, e le impose il nome Maria.

Il culto dei santi genitori della Vergine Maria, in Occidente, risale al 900-1000 circa. Mentre, nell’Oriente cristiano, già nel VI secolo si avevano manifestazioni liturgiche che riguardavano “i nonni di Gesù” specialmente in collegamento con le feste mariane, come quella Concezione e della Natività.

Fu papa Gregorio XII ad unificare, nel 1584, la loro festa liturgica: si scelse la data del 26 luglio. Papa Francesco ha istituito, in questa memoria liturgica, la festa dei nonni per celebrare il dono della vecchiaia e ricordare coloro che, prima di noi e per noi, custodiscono e tramandano la vita e la fede. I nonni, gli anziani, sono coloro che mantengono salde le radici dei popoli, gli anelli di congiunzione tra generazioni, un tesoro da custodire, un dono secondo il pensiero del pontefice. Purtroppo questo tesoro oggi viene dimenticato perché gli anziani, spesso, sono soli o lontani dalle rispettive famiglie. Dai nonni ai giovani il legame è strettissimo e il dialogo deve essere costante. Il Papa lo ha ribadito più volte nel tempo, dicendo persino di sognare “un mondo che viva proprio del loro abbraccio”.

Caro Mario, custodiamo con amore e gratitudine anche noi questo tesoro che sono gli anziani e i nonni, perché non vada persa la ricchezza di una memoria del passato che ha costruito il presente e può preparare con sapienza il futuro. Ti affido una preghiera che puoi donare a qualche anziano o nonno:

“Signore, ti ringrazio per il dono della vita
e per quanto in essa ho ricevuto
nella esperienza di gioia o di fatica.
Come Maria anch’io posso dire:
grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente!
Sono contento di essere giunto a questa età,
così ricca di saggezza, di esperienza, di pazienza
e soprattutto della tua grazia.
Ricordo il tempo della mia giovinezza,
ma senza rimpianti, perché ora so di avere di più.
Per questo non invidio nessuno
e sono in pace con tutti.
Mi sento arricchito e confortato dal tuo Amore
e questo mi basta per gustare nel cuore
una pace profonda.
I miei occhi hanno visto la tua salvezza.
Ora rimangono fissi in te con dolce speranza,
uniti all’attesa più grande:
Vieni, Signore Gesù! Amen”.