Le Olimpiadi viste dal monastero. Suor Chiara: “Lo sport crea legami di fraternità”

Olimpiadi a Parigi foto Afp Sir

Buongiorno suor Chiara,

sono iniziate le Olimpiadi, le seguite anche in monastero? C’è qualche sport che vi appassiona particolarmente? Papa Francesco ha detto che lo sport olimpico con i suoi valori “può essere un antidoto alla guerra”. Cosa ne pensate? Grazie mille e un caro saluto 

Fabrizio

Anche in monastero “seguiamo” le Olimpiadi, caro Fabrizio, accontentandoci, come puoi immaginare, di vedere qualche spezzone saltuariamente, così come, a suo tempo, avevamo seguito alcune partite di calcio delle nostre squadre del cuore: Italia e Atalanta! 

La vita monastica non inibisce la sensibilità sportiva e la predilezione per qualche disciplina agonistica, anche se, per ovvi motivi, non ci è possibile né coltivarla, né praticarla. 

Le sorelle della nostra fraternità che nella loro giovinezza hanno praticato alcune discipline sportive anche a livello agonistico, come lo sci, la pallavolo, la pallacanestro, oppure il nuoto, la danza, persino il pattinaggio artistico, sono maggiormente sensibili e coinvolte anche emotivamente.

Lo sport è un ambito che appassiona quasi la totalità delle persone, entusiasma e crea legami di fraternità. Per la sua caratteristica agonistica e competitiva, orientata alla vittoria, può essere un valido mezzo educativo che ridesta energie positive, offrendo agli atleti un luogo sano nel quale incanalarle.

Esso, infatti, aiuta a controllare le proprie emozioni, poiché esige autocontrollo e disciplina. Lo sport è emblema del gareggiare a dare il meglio di sé e a uscire dalla mediocrità; implica il confronto con se stessi, con i propri limiti oggettivi, fisici e corporei che non possono essere superati e che vanno accolti; permette di scoprirsi migliori di ciò che si pensava e a trovare motivazioni per dare ancora di più; allena la volontà all’ascesi quotidiana, senza la quale sarebbe impossibile divenire atleti, ed educa al rispetto delle regole. 

Come ogni evento mondiale, anche le attuali Olimpiadi sono oggetto della nostra preghiera affinché possano essere vissute, da tutti, concorrenti e tifosi, come momento di crescita umana, che sprona a dare il meglio di sé e come occasione per vivere l’esperienza bella e ricca di fraternità universale!

Nella prefazione del libro, “Giochi di pace. L’anima delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi”, papa Francesco ricorda: «Nel momento storico particolarmente buio che stiamo vivendo, i Giochi olimpici e le Paralimpiadi di Parigi sono un’opportunità di pace. Ripensando al valore della tregua olimpica la mia speranza è che lo sport possa concretamente costruire ponti, abbattere barriere, favorire relazioni di pace», e che «l’autentico spirito olimpico e paralimpico è un antidoto per non cadere nella tragedia della guerra e per riscattarsi ponendo fine alle violenze». Il discorso del nostro pastore, si fonda anche sul fatto che sin dall’antichità ai Giochi Olimpici era associata una tregua di pace. Perché?

Perché lo sport è un linguaggio universale! Tutti comprendono il suo significato e gli obiettivi da raggiungere! Per questo – scrive ancora il vescovo di Roma – “I Giochi olimpici, se restano davvero «giochi», possono essere un luogo eccezionale di incontro tra le persone, anche le più ostili. I cinque anelli intrecciati rappresentano questo spirito di fraternità che deve caratterizzare l’evento olimpico e la competizione sportiva in generale”. 

Auguriamoci, veramente, che le parole del papa si realizzino veramente e che le Olimpiadi in atto possano davvero costruire ponti là dove i baratri dei pregiudizi non lasciano intravvedere punti di incontro e di dialogo; e intrecciare scambi di pace, là dove l’odio semina solo distruzione e morte.