“Quando salgo in auto mi sento in pericolo”. Suor Chiara: sulla strada prudenza e responsabilità, ma anche preghiera

Buongiorno suor Chiara, ogni volta che salgo in macchina mi sento in pericolo e sono turbata da tutte le notizie di incidenti che si sentono. Mi ricordo che mia madre portava con sé un’immagine di Sant’Antonio e lo faccio anch’io ma poi vedo tanti comportamenti che non solo non rispettano le regole ma non hanno cura del prossimo. Possibile che quando guidiamo ci dimentichiamo chi siamo? Cosa ne pensa? Anna

Purtroppo la superficialità e l’irresponsabilità nel guidare spesso sono la causa di tanti incidenti stradali anche mortali, cara Anna. Basta leggere i dati e le percentuali aggiornate per prendere consapevolezza di quanto sia alto il prezzo pagato in simili tragedie; la poca attenzione, i colpi di sonno, la guida in stato di ebrezza, le conversazioni al cellulare, non curanza delle più elementari regole della strada, ecc. sono le cause più frequenti.

A volte, quando siamo al volante vogliamo dimostrare a noi stessi e agli altri che siamo forti, padroni della nostra vita e della strada e che non abbiamo bisogno di regole; altre volte, nonostante tutte le nostre cautele e tutta la nostra attenzione, la pura fatalità ci coglie d’improvviso e accade ciò che non avremmo mai immaginato.

Non va dimenticata neppure la tendenza, abbastanza comune tra i giovani, di sfidare il pericolo, così come la condizione di stress in cui viviamo quotidianamente; inoltre capita spesso che quando siamo alla guida della nostra auto abbiamo mille pensieri per la testa, preoccupazioni e tensioni, come pure l’affanno per gli appuntamenti in agenda.

Forse abbiamo poca cura e poco rispetto della vita degli altri e non coltiviamo sufficientemente la virtù della prudenza, indispensabile anche quando siamo alla guida della nostra auto.

La prudenza è una virtù cardinale, cioè è tra le virtù cardini della nostra vita. Il suo termine è strettamente legato a “provvedere”, con lo sguardo al futuro. Dunque, l’uomo prudente vive nell’oggi con uno sguardo lungo, di futuro, consapevole che l’azione di oggi è la base di quanto potrà fare domani. Tale atteggiamento interiore non è forse indispensabile quando siamo al volante dei nostri autoveicoli?

Va, tuttavia, ricordato che il viaggio, in quanto tale, ha sempre una parte di imprevedibilità. Lo sperimentavano già molti secoli fa gli antichi per i quali era alto il rischio di incappare in briganti, predoni o animali feroci. Nonostante i più moderni e sofisticati mezzi di trasporto via terra, cielo e mare, anche noi non siamo immuni da pericoli anche mortali.

La saggezza dei nostri bisnonni e nonni ha insegnato a più generazioni la bella abitudine di uscire di casa facendosi il segno della santa Croce o recitando un “Angelo di Dio”, quale atto di confidenza in Lui.

Per loro non importava quale fosse la meta, se la campagna o lo stabilimento, la Chiesa parrocchiale o la casa di un amico, e nemmeno la lunghezza del tragitto, l’importante era affidare i propri passi alla divina provvidenza perché li proteggesse da eventuali pericoli.

Non mi pare, allora, fuori luogo ricordare in questo contesto che, anche duemila anni fa, i pii israeliti, pellegrini verso Gerusalemme, invocavano il Signore con salmi di fiducia e di confidenza. Il salmo 120, ad esempio, implora l’aiuto divino dinanzi ai pericoli del viaggio: “Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra. Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode. Non si addormenterà, non prenderà sonno, il custode d’Israele. Il Signore è il tuo custode, il Signore è come ombra che ti copre, e sta alla tua destra. Di giorno non ti colpirà il sole, né la luna di notte. Il Signore ti proteggerà da ogni male, egli proteggerà la tua vita. Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri, da ora e per sempre”.

Anche il salmo 91 esplicita bene quanto stiamo dicendo: “Egli darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutti i tuoi passi. Sulle loro mani ti porteranno perché non inciampi nella pietra il tuo piede. Camminerai su aspidi e vipere, schiaccerai leoni e draghi. Lo salverò, perché a me si è affidato; lo esalterò, perché ha conosciuto il mio nome. Mi invocherà e gli darò risposta; presso di lui sarò nella sventura, lo salverò e lo renderò glorioso. Lo sazierò di lunghi giorni e gli mostrerò la mia salvezza”.

Ebbene, cara Anna, l’affidamento a Dio, mediante l’intercessione degli angeli e dei santi, però non è una polizza assicurativa contro incidenti di percorso. Non si deve giocare con il fuoco! È necessario l’impegno e la responsabilità di tutti, perché, come dice il proverbio: “Aiutati che il ciel ti aiuta!”. Gli angeli e i santi fanno la loro parte, ma noi impegniamoci veramente a fare la nostra.