Cantare per cambiare il mondo. Gli Eugenio in Via di Gioia, antidoto alla depressione sociale

Eugenio in via di gioia

Rispetto per l’ambiente, crisi demografica, cambiamento sociale, perdita di valori, impatto del progresso sulla Terra, senso del limite e della morte, antropocentrismo e pericoli per la sussistenza dell’umanità sono temi che richiedono serissimi convegni o proclami accorati da parte di oratori dai toni decisi e intransigenti. Oppure possono diventare motivo per raccogliere molte persone – giovani per lo più – sul prato dove è allestito un concerto e dare vita ad una festa carica di entusiasmo. Lo scorso 29 luglio, negli spazi del Castello Sforzesco di Milano, si è tenuta la quinta e ultima data del tour 2024 della band torinese Eugenio in Via Di Gioia.

Dal palco Eugenio Cesaro e amici hanno coinvolto la folla radunata per l’evento e fatto cantare tutti sulle note di Umano, Cerchi, Lettera al Prossimo, Tornano e di tanti altri brani fino al recente Stormi. Nelle parole delle loro canzoni c’è tutta la consapevolezza che la generazione dei venti-trentenni ha maturato di quanto il mondo sia cambiato negli ultimi decenni a causa dell’impatto che l’uomo e le sue tecnologie hanno sull’ambiente e sulla società. I messaggi sono chiari e non fanno sconti: mettono in guardia dal pericolo di venire travolti da un’onda di fronte alla quale tutti saranno indifesi. Eppure i toni non sono mai catastrofici e non alimentano il senso di frustrazione o di fallimento. Non c’è spazio né per l’eco-ansia né per il disimpegno. Al contrario, queste canzoni sono un invito a prendere consapevolezza della situazione e ad agire: a rinnovare un atto di amore per la nostra casa comune. Offrono spunti di riflessione perché ogni ascoltatore si chieda quale ruolo è chiamato a ricoprire in questo frammento di storia dell’umanità e in quello spicchio di mondo nel quale abita. Sono testi ricchi di giochi di parole, assonanze che connettono discorsi diversi tra loro in maniera estremamente creativa e sempre strappano un sorriso. Ma sempre molto seri, allegri, coinvolgenti.

Lo spettacolo organizzato dagli Eugenio in Via di Gioia è capace di far cantare tutti, anche quelli capitati lì un po’ per caso, impreparati davanti al testo di una canzone. Oltre ai ritornelli semplici da memorizzare e da gridare in compagnia, il successo del concerto è dettato dal clima di vera festa che la band riesce a creare. Un’esperienza di coesione che alimenta il senso di un impegno civile di alto profilo. Per certi versi gli Eugenio in via di gioia sembrano usciti da un’epoca ormai distante, quando le grandi battaglie collettive riempivano sia le piazze che ogni prodotto culturale. Per altri aspetti invece sono esattamente ciò che mancava sulla scena dello spettacolo: la positività, la gioia, il carico di speranza e di voglia di agire che sanno alimentare sono una cura a tanta rassegnazione e all’indifferenza che affliggono molte persone.

A trasformare ulteriormente la festa organizzata degli Eugenio in un vero atto politico è il racconto della vicenda di Toomaj Salehi, rapper iraniano incarcerato dal regime di Teheran perché ritenuto la voce della protesta negli scontri scoppiati dopo il caso di Mahsa Amini. Nel settembre del 2022 questa studentessa di 22 anni morì mentre era in custodia della polizia morale che le contestava di aver indossato male il velo. Migliaia di giovani e meno giovani hanno inscenato manifestazioni di protesta per lunghe settimane in Iran in seguito a quel grave episodio. Le idee e la musica di Toomaj Salehi sono state ritenute un pericolo da evitare con la censura.
Per lui e per tutti coloro che nel mondo vengono messi a tacere solo perché liberi di pensare e di esprimersi gli Eugenio in via di gioia hanno scritto “Farò più rumore del ratatata”.

Ti vengo sotto casa e grido, “Scendi e parliamo”
La guerra uccide, ma il silenzio, giuro, gli dà una mano
E un pazzo è chi urla da solo in mezzo ad altre persone
Ma se stiamo tutti insieme sarà rivoluzione»

Il brano ha la forza di aggregare le persone nella convinzione che solo rinunciando al silenzio e costruendo coesione si possono tenere deste le coscienze e ottenere cambiamento e rispetto per tutti. Alla realizzazione del brano ha contribuito anche il rapper Willie Peyote cantando un messaggio del prigioniero iraniano. Attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale la voce del cantante torinese è stata modificata perché diventasse quella dello stesso Toomaj Salehi. In un post sul profilo Instagram del gruppo è spiegato infatti che “Willie Peyote ha rappato sulle sue parole e l’intelligenza artificiale ci ha permesso di trasformarla nella voce di Toomaj. Il regime gli ha tolto la possibilità di cantare, ma non quella di continuare a far risuonare le sue idee in tutto il mondo”.

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«E ora cosa rimane? Riesci a guardarmi negli occhi?
Cosa deve succedere ancora là fuori che davvero ti tocchi?
A che serve studiare le tesi politiche, critiche e poi tutto questo sapere?
Se rimano a guardare al sicuro davanti alla tele
Non basterà questo a pulir la coscienza
Non piangete per me, ma per la vostra essenza
Accendete la musica adesso che in strada la luce si è spenta»

Recentemente il gruppo ha pubblicato anche un videoclip a 360° della canzone registrato a Torino, in Piazza Carignano, insieme a moltissime persone – una delle abitudini di questa band. Ancora una volta la performance artistica provoca lo spettatore a chiedersi come può non essere parte di questo popolo e sostenitore di una battaglia di giustizia e di verità.

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