Le medaglie degli atleti paralimpici, suor Chiara: hanno saputo sognare in grande, nonostante tutto

Buongiorno suor Chiara
Sono rimasta molto colpita dalle storie degli atleti paralimpici, che hanno saputo mettersi in gioco nonostante le loro difficoltà. L’impegno che hanno dimostrato è sicuramente d’esempio per tutti. È bello sapere che ci sono storie così, nelle famiglie una malattia o una disabilità vengono spesso considerate “una disgrazia”, sarebbe bello che non fosse più così, e forse dipende anche da come la società si comporta verso persone in qualche modo diverse: cosa ne pensa suor Chiara?
Saluti da una nonna, Maria

Anch’io sono rimasta molto colpita dalle storie degli atleti paralimpici, cara nonna Maria, e di come abbiano saputo trasformare la loro disabilità in punto di partenza per “un di più”, raggiungendo traguardi insperati, almeno inizialmente. Le loro storie sono veri e propri “miracoli” di vita che testimoniano come si possa assaporare la gioia di sentirsi realizzati, nonostante tutto;
le loro testimonianze invitano al silenzio e alla riflessione personale e, perché no, anche comunitaria.
La disabilità, in quanto tale, è sempre difficile da accogliere, da vivere, da attraversare! L’esempio di vita di questi atleti e la loro caparbietà, però, ci dimostrano che, anche se disabili, si può continuare a sognare in grande, impegnandosi per raggiungere obiettivi alti.
La storia e l’esistenza di questi ragazzi non sono state esenti da momenti difficili, dallo sconforto, dalla fatica di accettare il limite, dalla sensazione di non potercela fare, ma, probabilmente, grazie alla loro ricchezza interiore, alla vicinanza dei familiari e di persone significative hanno saputo trasformare la loro condizione di fragilità in punto forza che ha aperto loro orizzonti di vita e di speranza.
I risultati ottenuti nelle paralimpiadi dimostrano che ne è valsa davvero la pena!
Pertanto, mi pare che questi atleti siano un esempio per tutti noi che, nonostante le ottime condizioni fisiche, con facilità perdiamo il senso e l’entusiasmo della vita per futili motivi o fastidi quotidiani.
Non elogio la disabilità in quanto tale, ma alcuni atteggiamenti interiori quali la fortezza d’animo, la capacità di resilienza, la passione per la vita e la voglia di non rinunciare ad essere sé stessi, il desiderio di non soccombere e di riemergere fortificati e migliorati.
L’impatto iniziale con la disabilità, la malattia propria o di un familiare è sempre doloroso e faticoso da rielaborare e integrare, e a ragione! È necessario del tempo per accoglierla e trasformarla in occasione di grazia.
Questa operazione è un poco simile a quella che l’ostrica fa ogni qualvolta un granello estraneo si introduce al suo interno: reagisce per difendersi secernendo una sostanza organica, che si accumula sul corpo estraneo in milioni di strati, dando origine alla perla. La nascita di una perla è un evento davvero miracoloso. A differenza di qualsiasi altra gemma o metallo prezioso che deve essere estratto dalla terra e lavorato, le perle sono prodotte da ostriche vive al di sotto della superficie dell’acqua. Grazie al lavorìo dell’ostrica, il corpo estraneo che dà dolore e irritazione, si trasforma in una perla.
La natura ci può insegnare molto!
Credo che questi giovani atleti abbiano vissuto sulla propria carne la medesima vicenda dell’ostrica e ora possono gioire e cantare il loro inno alla vita per la preziosa “perla” che hanno tra le mani.
Lasciamoci toccare e persino “ferire” dalla rinascita di questi nostri amici! La loro testimonianza sia ricchezza anche per noi, sprone a un “di più” che da qualità e spessore alla nostra esistenza.