L’Occidente e la ricerca di nuovi equilibri globali. Alessandro Vanoli a Molte fedi

Alessandro Vanoli
Alessandro Vanoli a Torre Boldone per Molte fedi

Ci sono piazze nel mondo dove “l’occidente” è’ additato come il nemico. Ci sono poteri politici che si sono rafforzati sbandierando la diffidenza e la propria differenza rispetto all’occidente.

Ci sono estremismi anche di matrice religiosa che si sono consolidati come combattenti contro il grande nemico occidentale definito come “Satana” e odiato come conquistatore imperialista.

Perché tutto questo? Ha provato a dare qualche elemento per comprendere questa situazione Alessandro Vanoli, storico e scrittore presente presso la Sala Gamma dell’Oratorio di Torre Boldone lunedì 7 ottobre 2024 su invito dalle ACLI di Bergamo all’interno della rassegna culturale Molte Fedi sotto lo stesso cielo presentando quanto raccolto nel volume di recente pubblicazione. L’invenzione dell’occidente, edito da Laterza.

Lo storico Alessandro Vanoli provoca il pubblico. La domanda sembra scontata, dalla risposta facile. Probabilmente non è così perché la vicenda della storia recente, dalla scoperta dell’America in poi, ha creato interconnessioni tra luoghi, popoli, economie e culture molto complesse.

Occidente è l’Europa, il Nord America, diremmo spontaneamente. Ma lo sono anche l’Australia o la Nuova Zelanda per lo stile di vita. Dovrebbe essere considerato occidentale anche il Giappone per l’impostazione che dà alla propria economia, pur collocandosi geograficamente in una regione del mondo che tradizionalmente viene definite ‘oriente’.

Per districare questa matassa complessa, fatta di relazioni di interdipendenza e contaminazione reciproca, occorre ripartire dalle origini e ripercorrere la storia.

È questo il lavoro dello storico che Alessandro Vanoli riesce a trasmettere al pubblico, con un linguaggio teatrale e con una notevole capacità di coinvolgimento, tanto che l’applauso al termine dell’esposizione è degno delle migliori performance da palcoscenico.

«Gli storici parlano di invenzione dell’occidente e intendono la costruzione di un’idea culturale»

Alessandro Vanoli

Per secoli il termine ‘occidente’ ha significato semplicemente una direzione geografica: quella del tramonto del sole.

Ma per i popoli del Mediterraneo e del continente europeo ha corrisposto a lungo anche con un confine, un limite invalicabile oltre il quale si collocava l’ignoto, l’irraggiungibile: un orizzonte non esplorabile.

La condizione definita dalla geografia si è a lungo sovrapposta con il valore simbolico che portava: il tramonto del sole indica le porte degli inferi, un luogo precluso ai vivi.

La vera chiave di lettura per comprendere lo sviluppo dell’occidente in realtà si colloca nella direzione opposta – osserva Alessandro Vanoli –, a est.

A oriente si facevano i grandi affari, dalle regioni faticosamente raggiungibili collocate nel continente asiatico provenivano perle preziose, spezie di grande valore, tessuti pregiati. Questa è la direzione del lusso e della ricchezza. Chi governava i flussi delle merci provenienti da dove nasce il sole poteva controllare le econome del mondo intero.

Quando per diverse ragioni storiche diventa necessario individuare nuove vie per raggiungere l’oriente inizia la svolta che conduce fino ai giorni nostri. 

«Nessun impero regna per sempre. L’occidente è diventato troppo grande. E l’Oriente non sta li fermo a guardare»

Alessandro Vanoli

L’Atlantico è un mare pericoloso per i navigatori del tardo medioevo, ma non del tutto sconosciuto. Lungo le coste i naviganti si sono sempre spostati dal tempo dei Fenici in poi.

Alcune isole sono note da tempo, così come sono conosciuti i venti che si potrebbero sfruttare per il viaggio di circumnavigazione del continente africano.

La svolta storica arriva con un cambiamento tecnologico. Nuove navi dotate di alberi e vele sostituiscono le vecchie imbarcazioni spinte a remi e diventa possibile affrontare le onde oceaniche.

Cristoforo Colombo arriva a questo punto della storia. Ha calcoli e coraggio sufficienti per scommettere di poter attraversare il mare invalicabile.

Ci sono errori di calcolo e una buona dosa di incoscienza in questa storia ma il viaggio accade. Il cambiamento di prospettiva non è solo di natura geografico ma culturale e di potere. Spagnoli e portoghesi si lanciano in una competizione alla conquista di quante più terre possibili.

Per evitare un enorme conflitto tra dominatori dei mari, ci si accorda per una spartizione del mondo: un accordo per il dominio delle ricchezze.

Viene definita una linea: tutto ciò che verrà scoperto a ovest della linea sarà degli spagnoli, tutto il nuovo trovato ad est della linea sarà dei portoghesi. L’idea della conquista è intrinsecamente connessa a questa storia. 

«Nessuno sa che cosa c’è, in che cosa ci si imbatte. Nessuno sa cos’è il mondo. Si va a tentoni: quindi si può anche dire “Ce lo dividiamo a metà”»

Alessandro Vanoli

Alla corsa poi si aggregano altre forze, con il tempo emerge l’egemonia inglese. E prende forza la definizione di mare occidentale. La nuova conformazione del mondo diventa pensabile, disegnabile, conquistabile.

La storia continua ma l’approccio si replica: allora con oggi chi governa la navigazione controlla il mondo e rivendica il diritto di imporre il suo impero. Dai regni di Spagna e Portogallo si arriva all’egemonia novecentesca degli Stati Uniti d’America. Finché l’occidente si è fatto troppo grande. E oggi nuovi poteri lo sfidano. 

Il pubblico in sala reagisce alla narrazione appassionata di Vanoli con applausi scroscianti e grandi domande, quasi tutte volte a comprendere meglio il presente e immaginare il futuro.

Se non è compito di uno storico prevedere quel che succederà è però tra le sue competenze individuare dei processi in atto e paragonarli a quanto nella storia si è già dato.

Vanoli saluta il pubblico invitando a porre attenzione alla ricerca di un nuovo equilibrio globale multipolare e individuando una linea di tendenza presente in molti Paesi: quella di poteri che tentano di diventare ‘dinastici’. Forse – conclude – chi è più in difficoltà oggi sono proprio gli stati europei.