Casautismo: un progetto per far crescere l’autonomia dei ragazzi

Casautismo: un progetto abitativo speciale per far crescere l’autonomia dei ragazzi. Un luogo d’incontro protetto anche al di fuori della famiglia

Si chiama “Casautismo” ed è l’innovativo progetto che ha l’obiettivo di incrementare l’autonomia dei ragazzi autistici. L’idea è tanto semplice quanto consistente: permettere ai ragazzi di vivere in un appartamento accompagnati da educatori che li sostengono nelle più comuni attività quotidiane. 

Ad oggi sono 25 i ragazzi inseriti con 7 educatori e 6 volontari. Trascorrono un paio di settimane al mese nell’appartamento di via Mali Tabajani che la Fondazione Mia ha concesso con un canone agevolato. Arrivano alle 16 del lunedì dopo aver trascorso la mattina – come ogni altro giorno – al Cse di Valtesse. 

Al quarto piano di via Mali Tabajani sono padroni di casa. Ci sono 4 camere la cui proprietà è strettamente privata e dedicata ad ognuno dei 4 inquilini che, a turno, vivono la casa.

Cosa succede in queste quattro mura? Il meno possibile. Ciò che i ragazzi autistici desiderano è solo rilassamento e meno stimoli possibile. E così, non appena arrivano a casa, si spogliano e indossano la tuta. Poi, a turno, ognuno fa la doccia mentre gli altri occupano il tempo divertendosi, leggendo, riposando, sistemando casa. 

Viviamo un’ora circa nel loro appartamento godendo di un’atmosfera difficilmente replicabile altrove. Regna il silenzio e infatti gli infissi sono stati cambiati per garantire il maggior isolamento possibile dal mondo esterno.

Ma non solo, ci sono alcune parole d’ordine che tutti rispettano: ordine, routine, abitudini, rispetto dei tempi e degli spazi degli altri, chiarezza, semplicità. Mattia si rifugia nella nicchia della sua stanza per giocare un po’ con l’ipad dopo averci accolto con un sorriso grande così.

Andrea, atalantino sfegatato, legge in salotto mentre Marco si occupa di rifare il letto con precisione e cura. 

“Con gli autistici – rivela Susanna, una delle volontarie – è fondamentale essere chiari, il messaggio deve arrivare subito ed essere semplice. Sembra una cosa facile, ma non lo è e questo è davvero arricchente per la vita di tutti i giorni”. 

Casautismo, che poi è un’associazione, nasce nel 2015 e in questi 9 anni ha consolidato non solo il proprio progetto, ma anche le relazioni tra i ragazzi e quelle tra ragazzi ed educatori.

Sinergie cementificate che rappresentano un porto sicuro per gli autistici i quali riescono a trovare un ambiente protetto e noto anche fuori dalla propria famiglia. Certo, come in ogni gruppo, anche qui ci sono chimiche che scattano e non scattano. Ecco perché i gruppi sono formati in maniera da assecondare le simpatie che si sono create. L’obiettivo è quello di garantire la massima serenità a tutti e 25 i ragazzi. “Ci conosciamo dal 2015 – riprende Susanna – e ormai il legame è davvero forte”. 

Casautismo, per altro, è in evoluzione perché presto sarà a disposizione un altro appartamento – sempre nello stesso condominio – che accoglierà altri due inquilini. Una conferma della bontà del progetto, anche se i segnali più confortanti arrivano proprio dai ragazzi.

“Vederli a proprio agio è rassicurante – spiega Marco, uno degli educatori – significa che sanno di potersi comportare e di poter parlare in modo libero e sicuro. Questo è quello che ci fa capire che stanno bene qui”.

In appartamento si cucina anche e ci sono regole ferree. I pomeriggi e le serate sono scanditi da ritmi ripetitivi, ognuno ha compiti da rispettare, i meccanismi sono perfettamente oliati e portano avanti una macchina vincente. Nessuno sgarra per ordine proprio e per rispetto dell’amico. “Sicuramente – conferma Marco – i momenti più belli sono quelli conviviali dove ci troviamo a cena insieme, oppure a guardare la tv. Se mi metto nei loro panni però, senza dubbio sono i momenti di rilassamento quelli più apprezzati”.

Casautismo si farà ulteriormente conoscere venerdì sera alle ore 21 al Cineteatro San Giovanni Bosco, in via dei Celestini, a Bergamo. Un evento che sarà allietato dalla musica di Gianluigi Trovesi e Gianni Bergamelli oltre che dalla voce di Elena Bertocchi. Un modo per avvicinarsi ad una realtà d’eccezione ed, eventualmente, di sostenerla. Perché i progetti sono tanti e le ambizioni misurate, ma alte.

“Vorremmo migliorare la fruibilità degli spazi – dice Marco – indicando con maggior precisione dove siano le rispettive stanze oppure, ancor di più, dove si trovino le posate piuttosto che gli oggetti di uso quotidiano. Magari utilizzando immagine chiare, stimolanti, efficienti. E poi vorremmo dare più continuità agli appuntamenti, al nostro lavoro e al nostro rapporto per crescere insieme”.

Il quarto piano di via Mali Tabajani è un faro, una luce di speranza per i ragazzi, ma anche per le famiglie occupate e preoccupate del “dopo di noi”.