Spirano, alleanza per dare spazio ai giovani: “Serve una forte rete educativa”

Oratorio di Spirano

Spirano, alleanza fra gruppi e associazioni del territorio per dare spazio ai giovani: “Serve una forte rete educativa”

Mettere al centro i giovani: è questo il desiderio e l’impegno emerso dall’incontro di un folto gruppo di volontari delle associazioni di Spirano con il vescovo Francesco Beschi nell’ambito del suo pellegrinaggio pastorale nella fraternità 1 della Comunità ecclesiale territoriale 11.

In un paese di circa seimila abitanti, animato da una comunità vivace e unita, la presenza di tanti gruppi e associazioni è generatrice di responsabilità e coesione, come hanno sottolineato nei loro interventi il sindaco Yuri Grasselli e Giovanni Zanotti, giovane assessore alle identità e tradizioni.

In questo contesto l’attenzione alle nuove generazioni è essenziale, come ha sottolineato il parroco don Roberto Gusmini “per creare una forte rete educativa, che possa rispondere alle emergenze, come per esempio i problemi di dipendenze da droga e alcol, e le manifestazioni di disagio che si riscontrano in diversi contesti, compreso, talvolta, l’oratorio”.

Don Roberto ha sollecitato il rafforzamento delle alleanze fra enti, associazioni e gruppi intorno a questo obiettivo: “Sarebbe bello che tutti si sentissero coinvolti nelle attività di formazione ed educazione, dalle Società sportive agli Alpini, con una particolare attenzione alla questione delicata dell’integrazione di persone con provenienze e culture diverse”.

D’altra parte, come ha sottolineato il parroco, è urgente incoraggiare la presenza attiva dei giovani in una rete educativa, come protagonisti delle attività: “Molte volte loro stessi dimostrano la volontà di esserci e dare una mano, in particolare in occasione delle feste, in cui si incontrano e collaborano generazioni diverse”.

Quella del ricambio generazionale è stata definita dall’assessore Zanotti “una sfida significativa: l’età media dei nostri volontari è in crescita e purtroppo abbiamo difficoltà a coinvolgere nuove leve”.

E ha rivolto al vescovo un appello: “Sarebbe bello avviare una collaborazione tra le amministrazioni, le associazioni e la diocesi. Insieme possiamo lavorare per affrontare questo problema e riuscire a coinvolgere le nuove generazioni in attività che possano formarle e responsabilizzarle”.

Monsignor Beschi ha sottolineato con forza il valore centrale del volontariato “che si pone quasi in antagonismo rispetto al clima diffuso di individualismo. Sostiene una visione della persona in cui c’è un “noi” sempre più ampio. In questa visione il nostro singolare io dovrebbe continuamente dimagrire rispetto a un noi che dovrebbe allargarsi. È una visione ispirata dalla generosità e dalla gratuità che incarna un modo di vedere il mondo e la vita, e che considera le persone nella loro interezza, corpo, spirito, emozioni, risorse, speranze, al di là dei loro bisogni”.

Il vescovo si è soffermato sul coinvolgimento dei giovani e sul ricambio generazionale, indicando l’ampiezza e la natura “strutturale” di questa sfida: “È un problema che attraversa la società intera, che in generale sta invecchiando, riguarda anche la Chiesa e i sacerdoti”.

Ha indicato quali possono essere i punti più attrattivi di un’esperienza di volontariato: “Sentirsi utili dà soddisfazione e realizza in pieno la nostra umanità, è un’esperienza di condivisione e di fraternità, ed è gratificante unirsi ad altri per realizzare un bene più grande. È quindi importante far crescere la conoscenza e la consapevolezza che questa esperienza non consiste solo nell’offrire qualcosa di sé ad altri, realizzando la dimensione del dono, ma restituisce molto anche a chi la compie”.

Fra gli aspetti da sorvegliare con maggiore cura, ha indicato “la necessità di fare spazio ed essere aperti ad accogliere persone nuove, con la disponibilità di accettare cambiamenti”.

E ha evidenziato quanto possano rivelarsi preziosi anche contributi circoscritti, puntuali, limitati nel tempo: “Nella società di oggi l’impegno dei più giovani spesso è suscitato dalle emergenze, o comunque dal desiderio di sperimentarsi in esperienze limitate nel tempo. Pensiamo per esempio alla bellezza dell’impegno di tanti adolescenti nei centri ricreativi estivi, oppure alle esperienze brevi di missione promosse con Caritas e Centro missionario diocesano.

Anche se il loro coinvolgimento termina in un tempo breve, l’esperienza compiuta, così intensa, densa di emozioni e di incontri, lascia una traccia importante, ed è sicuramente positiva. È come un seme, e forse un giorno li farà tornare, con il desiderio di proseguire”.