La Chiesa, i teenager, le “mode” del momento. Suor Chiara: “La fede nasce da un incontro personale”

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La Chiesa, i teenager, le “mode” del momento. Suor Chiara: “La fede nasce da un incontro personale”

Buongiorno suor Chiara,
a volte chiedo a mio nipote adolescente di accompagnarmi a Messa. Lui ci viene, ma poi mi chiede: “Nonna, siamo negli anni Duemila, come fai a credere ancora in Dio?”. Mi piacerebbe spiegargli che la fede non è legata al tempo e alle mode, ma non so da dove cominciare. Come posso fare?
Fernanda

Cara Fernanda, l’allontanamento dalla pratica religiosa degli adolescenti è un aspetto che caratterizza l’età adolescenziale e la giovinezza.

I ragazzi vivono in un mondo pluralista, segnato da visioni della vita molto differenti, da una società consumista che stimola a trovare la felicità nelle cose, nel successo, nell’essere sempre “sopra le righe”.

Inoltre l’età dell’adolescenza è anche contrassegnata da una presa di coscienza di sé, distinto da quello del mondo adulto, con la necessità di trovare risposte personali a quanto gli è stato trasmesso. Non è stata forse anche la nostra esperienza di adolescenti? Non è più sufficiente accogliere ciò che si vive in famiglia, la fede ricevuta in dono, ma si ha il bisogno urgente di fare un’esperienza personale del Signore e del suo amore, per aderirvi con maggior consapevolezza e decisione.

La fede, che è dono ricevuto all’interno del nucleo familiare necessita di un’adesione personale, deve diventare scelta riflessa e maturata. Può accadere che gli adolescenti rifiutino le pratiche religiose apprese da bambini, soprattutto se cresciuti in famiglie scrupolosamente rigide. Essi anelano a un’autenticità che li spinge a cercare oltre la famiglia esperienze differenti e più consone alla loro sensibilità.

Le crisi di fede o gli abbandoni in età adolescenziali sono, per così dire, fisiologici, ma vanno affrontati quali opportunità per scoprire che Dio non è un’idea, né una divinità alla quale offrire l’obolo della messa settimanale o della preghiera per assolvere un precetto, ma Amore e come tale desidera per noi il bene, la gioia, la realizzazione piena di noi stessi; solo così il giovane potrà giungere a scegliere personalmente di credere in lui e di accoglierlo nella propria vita.

In caso contrario continuerà a rifiutarlo come si rigetta qualcosa che ad un certo punto della vita non serve più, e a ragione.

Cara Fernanda, comprendo la tua sofferenza e il tuo desiderio tuo nipote che si accosti alla fede, ma occorre rispettare anche questa fase della vita che sta attraversando.

Tu continua la tua testimonianza di fede, la tua vicinanza e il tuo consiglio: il bene che gli doni sono aspetti importanti di un annuncio dell’amore di Dio che passa nei suoi testimoni.

Poi, se ti è possibile, proponigli di frequentare gruppi legati all’oratorio o a qualche movimento ecclesiale dove possa trovare amici alla pari ed educatori preparati che offrano l’opportunità di vivere esperienze di fede, di preghiera, di conoscenza del Signore e di sé, in contesti di fraternità, di amicizia, di servizio.

Accompagnato da persone credenti, confrontandosi con adulti e giovani, lentamente potrà rimotivare le scelte vissute nell’infanzia e riscegliere, in modo nuovo, di credere nel Dio di Gesù Cristo, scoperto vivo e reale nella propria esistenza, negli avvenimenti lieti o tristi della vita, nella famiglia e nella comunità cristiana nella quale si riconoscerà membro vivo.