“Il mago dell’aria”, lo spirito libero del funambolo Philippe Petit

“Uomo dell’aria, tu colora col sangue le ore sontuose del tuo passaggio fra noi. I limiti esistono soltanto nell’anima di chi è a corto di sogni”.
Philippe Petit, nato a Nemours il 13 agosto 1949, è un artista francese noto funambolo, mimo e giocoliere, celebre per la sua storica impresa del 7 agosto 1974. Quella mattina alle 07:15 Petit raggiunge il tetto della Torre Nord del World Trade Center a New York e, aiutato dai suoi complici nell’installazione dell’attrezzatura, si prepara a salire su un cavo di acciaio spesso poco meno di 3 centimetri, sospeso a 417,5 metri dal suolo. La traversata dura 45 minuti, tempo in cui Philippe ripercorre il cavo (42,5 metri) otto volte avanti e indietro, con il solo aiuto di un’asta per l’equilibrio e del tutto privo di sistemi di sicurezza. Durante la performance non manca un saluto alle torri e al pubblico che si è formato nel frattempo.

Nel libro “Il mago dell’aria” (Mondadori Collana “Strade blu”, 2024, pp. 180, 18,00 euro), il giornalista e scrittore Mauro Garofalo, nato a Roma nel 1974 e cresciuto in Maremma, traccia l’esistenza di uno spirito liberissimo, delineando un racconto fantastico che è insieme storia di formazione, romanzo di avventura e viaggio di un eroe moderno e incantato.
Abbiamo intervistato Mauro Garofalo, che collabora con varie testate nazionali, specializzato in reportage ambientali, scrittore di romanzi per adulti e ragazzi, insegna in alcune scuole di cinema e scrittura di Milano, dove vive da circa vent’anni.

  • Come è nata l’idea di scrivere “l’infanzia immaginaria” di Philippe Petit?
    «Mi ha sempre affascinato l’idea di poter scrivere di un “personaggio d’aria” in grado di esprimere i propri desideri in maniera così totalmente canalizzata, e Petit in più è un personaggio ancora vivente, mi sono domandato chi fosse quel bambino che ancora non sapeva che un giorno avrebbe vissuto un’avventura così speciale in grado di parlarci anche a distanza di 50 anni».

  • Possiamo considerare Petit come un autodidatta del funambolismo?
    «Possiamo considerarlo un talento, un curioso, un uomo vitruviano quasi, un uomo totale dotato di passione e disciplina, che ha incontrato sul suo cammino grandi ‘cattivi maestri’ tra cui lo studio degli antichi funamboli medievali, ma anche Baryshnikov il grande ballerino russo, a cui Petit dice di dover molta dell’eleganza dei suoi passi sulla corda, quasi una danza».

  • Perché Philippe è salito lassù?
    «Lui dice che sono state le Torri gemelle a chiamarlo, durante la costruzione del World Trade Centre Petit lesse la notizia del cantiere in costruzione, a New York, e decise che avrebbe dovuto attraversare quello spazio vuoto, a distanza di anni quella traversata assume un connotato simbolico doppio, nella memoria del 9/11 e nel legame di una persona con un passato che, da quel giorno, riguarda tutti noi. Il mondo dall’11 settembre è cambiato, sotto i nostri occhi, come quelli che Petit quel giorno dovette vedere da lassù mentre si esibiva».

  • Quali pensieri, quali sogni incendiavano la sua mente e il suo cuore mentre progettava
    l’impresa?

    «A leggere le sue interviste e il suo Trattato di funambolismo (tradotto da Paul Auster, lo scrittore americano di Mister Vertigo, scomparso da poco) si direbbe una sorta di euforia, del resto quella passione e vigore sono le qualità che, da sempre, accompagnano Petit fin da bambino, e improvvisava magie per i suoi amici, e amiche, o quando commetteva piccoli furti solo per far vedere che ne era capace».

  • Philippe Petit dove vive e cosa fa oggi?
    «Ha una fattoria nei pressi di Woodstock, in mezzo alle Catskills Mountains negli Stati Uniti; il resto del tempo è in giro per il mondo. Il 7 agosto sarà l’anniversario dell’impresa, quel giorno e l’8 agosto nella Cattedrale di St. John the Divine a New York Philippe Petit si esibirà – a 74 anni, dopo oltre 2 anni di preparazione – in una traversata su un cavo posto a 6 metri, in ricordo di quella tra le Twin Towers del 1974, e il musicista Sting canterà durante la sua esibizione».