La lingua dei meme secondo Dario Bassani: per attirare l’attenzione e veicolare contenuti in modo divertente

I meme sono intorno a noi, figli di un mondo digitale che ormai combacia per certi versi con quello reale. Tra di essi si nascondono piccoli capolavori di una comunicazione totalmente nuova e decisamente puntata sui giovani.

Per parlarne in modo approfondito, il Festival delle Rinascite ha deciso di invitare Dario Bassani memer e membro del team comunicativo di Treccanigram, la pagina Instagram della famosa Enciclopedia Treccani, in una serata intitolata La lingua dei meme.

Prima di cominciare il dialogo vero e proprio, si è reso necessaria un’introduzione che andasse ad approfondire il concetto di meme in sè e per sè. I meme sono ormai strumenti diffusissimi, la cui vera essenza però sfugge spesso alla conoscenza di chi li utilizza. Sono così recenti e così inafferrabili, che non posseggono ancora una definizione unanimemente riconosciuta.

Quella più accreditata li definisce come prodotti di un’imitazione della realtà, che ha come caratteristica la riproducibilità, in una visione quasi scientifica della loro esistenza, ma altre, afferma Bassani, egualmente interessanti, vedono i meme come esempio di cultura prodotta dal basso.

A concludere l’introduzione, sono stati analizzati alcuni esempi di meme veri e propri, separati nelle loro parti fondamentali e sezionati per arrivare a comprenderne il messaggio con cura, assieme ad una veloce carrellata di nuove parole che testimoniano l’impatto dei meme sul mondo della comunicazione e sulla nostra lingua.

Il video della serata a Nembro

Al breve siparietto è seguita una discussione intensa su un tema, quello comunicativo, che è sempre più aperto a nuove ispirazioni e a nuovi mezzi. Il meme è la punta di diamante di una società digitale che ha ormai cambiato il proprio modo di comunicare in modo radicale, influenzando non solo il nostro modo di vivere, ma anche, ad esempio, l’italiano come lingua, e creando nuovi modi di pubblicizzare, interessare, attirare. 

A tal proposito, così si muove speranzosamente Treccanigram: i meme servono a portare ad un pubblico abituato a frequentare i social network degli spunti culturali e di approfondimento che lascino a chi fruisce dei contenuti digitali un genuino e curioso interesse. Un modo assolutamente originale e fresco di diffondere storia, arte, musica, scienza e chi più ne ha più ne metta.

Il prodotto, nato principalmente per suscitare la risata, si è evoluto e complicato nel tempo. Pur nel suo intento comunicativo originariamente comico o satirico, viene utilizzato al giorno d’oggi per sostenere campagne elettorali, promuovere messaggi politici e di senso. Ha, in qualche modo, trasceso la sua funzione originale, estendendosi ad altri scopi comunicativi che lo rendono in automatico estremamente potente in virtù della sua efficienza. 

Questo ci riporta, come sosteneva Bassani stesso, ad un altro grosso tema della comunicazione digitale: il suo essere veritiera o meno. La rete ha reso chiunque in grado di dispensare opinioni di poco valore come se fossero grandi verità.

Il meme rispecchia, del resto, l’umanità, o almeno una sua cospicua fetta, con tutti i suoi errori e le sue contraddizioni. Imitando la realtà, spesso il mezzo la distorce e la rende diversa, e a volte falsa.

Qui si va a toccare anche un tema importante di responsabilità creativa e comunicativa, che però va calata nel contesto in cui un meme si presenta di fronte a noi – e anche con la piena consapevolezza che un meme è composto pur sempre di satira e di comicità, raramente aderenti al vero.

È il nostro spirito critico a dover fare la differenza in questo senso, ed è chiaro che la comprensione corretta di un mezzo così ambiguo passa anche dal livello di alfabetizzazione digitale e visiva che ciascuno di noi possiede. Si è parlato quindi anche del meme come mezzo di espressione non accessibile a tutti, ma criptico e oscuro per chi non è abituato a riceverlo, e di conseguenza, in un certo modo, esclusivo. 

In chiusura della serata, si è parlato dell’evoluzione della forma dei meme, oltre a quella del significato. Abbiamo testimoniato infatti un recente passaggio a tipi di contenuti più legati al video, in particolare brevi reels di un minuto. Sono mezzi che catalizzano l’attenzione e che sono diventati velocissimamente il passatempo principale di chi utilizza i social network. 

Il futuro in questo senso dipende da noi, sostiene Bassani. Ci sono delle prove che ci potrebbero far prefigurare un epilogo pessimista: la conoscenza dell’attenzione e del cervello umano su cui si basano le logiche dei social è incredibilmente precisa e difficilissima da eludere.

Non si tratta però di oggetti oscuri o estranei alla nostra conoscenza, e la vita ci abitua, nonostante la nostra impreparazione, a giocare con le carte che abbiamo in mano senza fare tante storie. Il nostro spirito di adattamento, in sostanza, può avere la meglio su qualsiasi novità.