Alzheimer e solitudine. Suor Chiara: unire le forze per dare sostegno alle famiglie

Buongiorno suor Chiara, ha fatto scalpore in questi giorni la notizia di un signore che ha soffocato la madre malata di Alzheimer. Provo tristezza e compassione per questa famiglia spezzata in modo così drammatico. Senza giustificare un gesto così violento, capisco che non sia semplice prendersi cura di un anziano con questa malattia, forse ci vorrebbe più attenzione per le famiglie che se ne fanno carico, cosa ne pensa?
Lucia

Cara Lucia, curare un malato di Alzheimer significa affrontare insieme a lui un percorso attraverso difficoltà ogni giorno nuove. Ma questo viaggio può essere alleviato. Se la malattia non è guaribile, è però curabile: esistono comportamenti e terapie farmacologiche in grado non solo di dare sollievo e interrompere stati di confusione e ansia del malato, ma anche di rallentarne il declino mentale e funzionale. Rimane vero che vivere accanto al proprio caro che lentamente perde le proprie facoltà, è molto difficile e delicato.

Innanzitutto il parente non deve essere lasciato solo a gestire la relazione, perché risulterebbe troppo coinvolgente e totalizzante; per questo è necessario uscire dall’isolamento e dalla paura per cercare dei sostegni umani, psicologici e spirituali, per accompagnare il malato e per essere aiutati a portare il dolore di questa malattia.

Vedere il suo lento o veloce declino delle facoltà è un’esperienza di grande sofferenza: è come dover affrontare una perdita, un grande lutto, ma, rielaborare questa perdita richiede tempo e sostegno, non lo si può fare da soli. Lentamente non si riconosce più il proprio caro, si vede in lui una trasformazione, è incapace di fare qualsiasi cosa, di gestirsi autonomamente.

Non è più possibile entrare in dialogo, vivere una relazione, comprendere sentimenti, pensieri, gioie e paure…L’altro diventa un estraneo che vive in un “mondo sconosciuto”. Occorre cercare modalità nuove di comunicazione per far sentire la vicinanza, attraverso degli abbracci o delle carezze, dei canti conosciuti, o dei racconti amati. 

È urgente avere una conoscenza adeguate del morbo di Alzheimer, una visione oggettiva della realtà e non crearsi false aspettative che possono indurre il familiare a mettere in atto comportamenti inadeguati nei confronti del malato. L’episodio a cui ti riferisci potrebbe essere l’epilogo, non giustificato, di una grande solitudine data dalla sofferenza e dall’isolamento nell’assistenza della propria madre.

Per questo è urgente una maggiore sinergia e impegno di tutte quelle istituzioni coinvolte nell’assistenza dei parenti di malati di Alzheimer per rendere meno difficoltosa la loro vita.

È importante valutare la possibilità di attivare differenti risorse familiari e sociali al fine di pianificare un piano di cura adeguato e garantire la migliore qualità di vita al malato e al suo nucleo familiare: l’ammalarsi di un membro richiede infatti, una riorganizzazione dei rapporti e delle interazioni familiari che, a volte, può risultare difficoltosa a causa di antichi conflitti familiari e dei diversi compiti che i membri della famiglia svolgono, contemporaneamente, nella vita quotidiana (lavoro, cura dell’ammalato, cura del proprio nucleo familiare).

Possono quindi sorgere dei contrasti familiari sulle modalità di collaborazione e di supporto reciproco. Tutto questo per affermare quanto sia delicata l’assistenza a un malato di Alzheimer e quanto sia necessario unire le forze per offrire cure adeguate a lui e alla propria famiglia.