Preghiera per la pace, il vescovo Francesco Beschi: “Una forma di resistenza, non ci rassegniamo alla guerra”

«I cristiani non sono degli ingenui perché continuano a credere nella pace. I cristiani resistono di fronte alla rassegnazione, alla assuefazione e allo smarrimento. La guerra è sempre una follia. Pensiamo anche ai tanti bambini morti, mutilati, orfani e deformati nel corpo e nello spirito a causa dei conflitti».

Sono le parole del vescovo Francesco Beschi nell’omelia della Messa solenne in Cattedrale in occasione della giornata di preghiera per la pace indetta da Papa Francesco in tutte le diocesi del mondo per domenica 6 ottobre.

Sempre seguendo gli inviti del Papa, prima della Messa in Cattedrale il vescovo ha guidato la recita del Rosario nella basilica di Santa Maria Maggiore. «Lo recitiamo in contemporanea con Papa Francesco nella basilica romana di Santa Maria Maggiore. Ci sentiamo ancora più uniti al Papa pregando in questa basilica che porta lo stesso titolo e che è tanto cara alla comunità civile e religiosa bergamasca». Monsignor Beschi ha poi ricordato il cardinale bergamasco Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme. «La nostra preghiera si allarga a lui, che per primo ha pensato a una giornata di preghiera per la pace».

Il vescovo ha poi raggiunto la Cattedrale per la Messa solenne in comunione con il Papa e con tutti i vescovi del mondo. «Cristo Risorto dona la pace a tutti gli uomini — ha detto all’inizio della celebrazione —. Cristo Risorto vuole la pace perché lui stesso è la pace, che un dono da raccogliere e da portare per le strade del mondo».

All’omelia, riprendendo il Vangelo di Marco, dove Cristo rimprovera i discepoli e li invita a lasciare che i bambini andassero verso di Lui, essendo depositari del Regno di Dio. «Sono parole che illuminano e commuovono. Pensiamo a quanti bambini morti, mutilati, orfani e deformati nel corpo e nello spirito a causa delle guerre».

Monsignor Beschi ha poi ricordato un episodio: una giornalista russa, sposatasi in Ucraina, si sente dire dalla figlia di parlargli del bene nei frangenti di guerra in quella nazione. «Noi siamo qui a raccogliere questo bene non soltanto a parole. Un bene che diventa carne e storia nelle famiglie, nella società e nel mondo. Un bene che diviene unità».

Di fronte alle guerre, si respira un’aria di rassegnazione, assuefazione, smarrimento. «Non è così per i cristiani — ha proseguito il vescovo —, perché noi resistiamo di fronte questi sentimenti. La guerra è sempre follia. Anche la Croce di Cristo è follia, ma dalla Croce viene la forza per resistere alla follia della guerra e per costruire la pace nelle nostre famiglie, nei nostri paesi e città, nella società, nella storia e nel mondo. La pace viaggia insieme all’umiltà, che è una virtù poco praticata anche se richiede coraggio. Insieme alla pace e all’umiltà è necessario praticare anche la preghiera, il digiuno e la sobrietà, come ripete Papa Francesco, che esprimono il bisogno di Dio. Così saremo profeti di pace». Monsignor Beschi infine ha invitato a pregare per l’azione di pace del cardinale Pizzaballa, «nostro conterraneo in quelle zone di guerra».

Insieme a monsignor Beschi hanno concelebrato il vicario generale monsignor Davide Pelucchi, il parroco del Duomo monsignor Fabio Zucchelli, il canonico penitenziere monsignor Lino Casati e il vicario episcopale don Mario Carminati.