Cologno al Serio: “La tradizione come un seme che genera vita e futuro”
«La tradizione può essere descritta come uno scrigno che contiene il tesoro più grande: un seme, che genera vita e futuro».
Il Vescovo Francesco Beschi a Cologno al Serio, in una tappa del suo pellegrinaggio pastorale nella fraternità 1 della Comunità ecclesiale territoriale 11, ha sottolineato il valore di iniziative come il Presepe vivente e la Via Crucis itinerante che da anni uniscono associazioni, gruppi e tutto il paese in un cammino comune.
C’era una folta platea di giovani, adulti, rappresentanti di associazioni e gruppi locali all’incontro promosso nei giorni scorsi all’oratorio. Una partecipazione che ha mostrato quanto interesse e cura vengano profusi per promuovere queste attività che, come ha detto il parroco don Giuseppe Navoni, «mantengono vivi i legami tra le generazioni e i diversi ambiti della comunità, traducendo in azioni concrete gli obiettivi delle Comunità ecclesiali territoriali».
Cologno al Serio: un paese ricco di associazioni e volontari
In un paese ricco di associazioni e volontari «questi progetti – ha affermato Lara Maccarini, assessore alla Cultura – esprimono un modo di stare bene insieme e mettono in primo piano l’importanza della collaborazione tra diverse realtà.
Nella vita ordinaria e nei momenti di emergenza, come la pandemia e l’accoglienza dei profughi ucraini, le associazioni del paese si mobilitano sempre con generosità, mostrando capacità di reazione e la coesione del territorio».
Don Giuseppe Navoni e il curato don Lorenzo Bellini hanno mostrato al Vescovo una serie di immagini delle recenti edizioni del Presepe e della Via Crucis, per la quale nell’ultima edizione un gruppo di volontarie ha realizzato oltre 100 costumi: «Grazie alla disponibilità delle famiglie – ha osservato don Giuseppe – queste manifestazioni itineranti sono state ospitate nei cortili storici del centro.
Molti hanno disposto lumini lungo le strade, rendendo il percorso ancora più suggestivo. Ogni anno viene scelto un tema, coerente con quello dell’anno pastorale. Un segnale positivo: è in continua crescita il numero di associazioni e gruppi che offrono la loro collaborazione».
Tra esse, per esempio, ci sono i gruppi dell’oratorio di terza media e degli adolescenti, i giovani, i catechisti e i volontari, Avis Aido, Gruppo Cammino, Fard, Scout e Legambiente, Pro Loco, Gruppo Missionario, Centro Anziani e Gruppo Giovani Rocca, Gruppo artistico-culturale, Alpini, Chierichetti, Gruppo liturgico, compagnia «Gli Sfrattati», Assoarma, Anpi.
Entrare in dialogo con diverse componenti della società
«Queste proposte – ha chiarito monsignor Beschi – non costituiscono solo un modo per rappresentare eventi fondamentali della fede, ma una possibilità per entrare in dialogo con diverse componenti della società, comprese quelle che non fanno riferimento direttamente alla comunità parrocchiale».
La nostra diocesi è particolarmente ricca di tradizioni: «La memoria genera futuro – ha proseguito il Vescovo – non è solo una ripetizione di ciò che è accaduto».
Ha preso spunto da «Cent’anni di solitudine» di Garcia Marquez, in cui gli abitanti del villaggio di Macondo sono contagiati dalla «peste dell’insonnia»: all’inizio sono felici di lavorare tutto il giorno senza avvertire fatica e necessità di dormire, poi si accorgono di aver perso la memoria e con essa la consapevolezza della propria identità.
E così, ha commentato monsignor Beschi, hanno perso anche la capacità di sognare e di immaginare il futuro: «La tradizione – ha aggiunto – passando da una generazione all’altra assume una dimensione educativa che potremmo considerare decisiva”.
Senza radici non ci sono frutti
Senza radici non ci sono frutti, ma radici senza frutti non hanno più significato. “Oggi abbiamo a disposizione tanti strumenti diversi – ha sottolineato il vescovo -, ma a volte ci dimostriamo comunque deboli nel trasmettere contenuti da una generazione all’altra: la dimensione educativa, formativa e della comunicazione hanno un’importanza cruciale, e per noi questo ha molto a che fare con la fede.
In questo senso il presepe e la Via Crucis non sono solo tradizioni, ma elementi che hanno il potere di trasformare le persone. Accade lo stesso anche quando ci soffermiamo a osservare un’opera d’arte. Ognuno se ne va portando qualcosa nel cuore, un’ispirazione, una speranza».
Il dibattito ha fatto emergere testimonianze di forte coinvolgimento e partecipazione alla vita della comunità. Il Vescovo ha infine invitato a «custodire questa esperienza corale e a trasmetterla».